«STREAM OF CONSCIOUSNESS»

Exposizione internazionale: «STREAM OF CONSCIOUSNESS» oct-2016

Palazzo del Senato, Milano

Exibition organizzata a cura dell’Associazione Arte Italia Cultura del presidente dott. Giuseppe Colombo e attentamente selezionata dall’art director e critico d’arte dott.ssa Adriana Conconi Fedrigolli.

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Palazzo del Senato, Milano

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«Plinio, l’Ira di Vulcano» 76 X 112 cm.

Nell’opera Plinio e l’ira di Vulcano l’artista riesce sapientemente con la potenza espressiva della sua pittura materica e segnica a rendere il momento in cui tutto era già sommerso dalla lava, divenuta cenere e il cielo si univa con il mare e con la terra. Plino inerme osservatore inizia simbolicamente a scrivere come un cronista ante litteram gli eventi tragici di quei momenti per consegnarli alla storia. Alarcòn nello stesso tempo con la pennellata più liquida unisce il libero atto creativo con la logica razionale di un passato che non è mutabile. Metaforicamente a quattro mani con Plinio il Giovane scrive sulla stessa materia intervenendo quale testimone postumo dell’evento, per consentire ancora una volta al fruitore di riappropiarsi di quella dimensione cosmica universale che rende ogni cosa parte di un tutto in cui la libertà creativa si copenetra alchemicamente con la ratio dell’intelletto e della storia. Da ultimo Conoscenza intrìnsica, la memoria della terra, in cui la cromia muta sorprendentemente, tutto è già accaduto la lava ha invaso, coperto, cancellato Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis, si è raffreddata e ha perso la sua forza, la sua potenza e la sua velocità distruttiva. Il pittore sta osservando quale spettatore esterno al suo essere artefice dell’opera ciò che rimane: il nulla, strati di magma pietrificati, da cui però timidamente, ma con un moto continuo escono sagome della prima lettera dell’alfabeto latino, simbolo dell’alfabeto stesso, molte altre lettere “A” sono già uscite e si sono accumulate in modo all’apparenza casuale nella parte inferiore della tavola. L’eruzione vesuviana non può cancellare il sapere, le opere d’arte, i sentimenti, la creatività di chi ne è rimasto vittima, lentamente la storia farà il suo corso e ci sarà il ricongiungimento di ciò che appare perduto e nascosto con il sapere universale, si tratta solo di un tempo di passaggio che nulla toglierà anzi aggiungerà alla riscoperta di civiltà che appartengono inscindibilmente alla nazione italiana. Appare la matericità prepotente, non casuale, che rende perfettamente nella voluta stratificazione pittorica l’immagine del paesaggio desolato dopo l’eruzione vesuviana conferendo ad esso l’idea di occultamento momentaneo dell’uomo, delle sue conoscenze, del suo essere intrinseco e del suo sapere.

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«Conoscenza intrinsica, la memoria della terra» 116 X 89 cm.

In Conoscenza intrìnsica, la memoria della terra aftimidamente le lettere “A” e degli elementi umani che immediatamente rimandano all’incipit del celeberrimo canto leopardiano “ La ginestra”, (…) che su l’arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo, la qual null’altro allegra arbor né fiore, tuoi cespi solitari intorno spargi ,odorata ginestra (…). I quasi duemila anni dall’eruzione vesuviana nulla hanno mutato, l’uomo è sempre un essere fragile, ma oppone a questa sua connaturata debolezza la forza e la volontà di reagire, così come la ginestra germoglia tra la lava dando la speranza della vita allo stesso modo il pittore Alarcón conferisce alle sue opere quella medesima speranza e le stesse modalità del suo essere un artista del XXI secolo consapevole e strutturato concettualmente gli permette di trasferire messaggi su cui è necessario soffermarsi.

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«Àurea» 31,5 X 22 cm.

La sua espressione artistica ha il carattere di novità ed appare immediatamente riconoscibile. La forza di Josep Maria Alarcón nell’essere nella materia pittorica e parte della materia stessa, sentendo la dimensione artistica espressione totalizzante di sé, dei suoi pensieri, del suo intimo sentire e manifestazione del cosmo, lo porta a pensare a questa mostra in Italia avvicinandosi alla nazione che lo ospiterà con un trittico composto da Áurea, Mediterrànea e Milano Chromaticus in cui interviene con la sua forte matericità e con le sue accese cromie su pagine di libri, che come già detto, diventano supporti strutturali e inequivocabili tramiti di sapere. In Áurea la lettera A maiuscola ritagliata da un libro e le sgocciolature di un giallo zafferano avviano un movimento in divenire nella apparente casualità che l’artista fa pensare, ma che di causalità mai si tratta; le pagine capovolte del libro perdono la loro valenza e Alarcón interviene con scritte. Per continuare in Mediterrànea i colori primari invadono potentemente la carta, il blu cobalto forse allude al mar Mediterraneo, ma è la forte materictà e stratificazione cromatica che fa da padrona lasciando però leggibile il libro che assurge a supporto, come se in sottofondo raccontasse di sé. Da ultimo Milano Chromaticus, omaggio alla città che ospita la mostra, in cui raffigura una landa bianca di forte densità materica, nella cui parte superiore appaiono guizzi di colori, un punto è segnato, come fosse una cartina geografica, Milano, e aggiunge con il lapis una nuvoletta da cui escono gocce di pioggia, caratteristica meteorologica di molte città del nord Italia, forse un ricordo legato ad un passato vissuto nella città che riaffiora ora sulla carta.

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«Milano Chromaticus» 27 X 33 cm.

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«Mediterránea» 25 X 31 cm.

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Exp. «Stream of Consciousness»

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Durante l’apertura della mostra accompagnato dal rappresentante del Senato Enrico Moliniari al centro dell’immagine   ea destra e il Dott. Benedetto Luigi Compagnoni presidente di Palazzo Senato,attuale sede dell’Archivio  di Stato di Milano.

Al vernissage diverse le rappresentanze istituzionali sia italiane che straniere, alcune delle quali premiate per l’essersi distinte nella divulgazione di arte, eventi culturali e promozione delle eccellenze italiane nel mondo. Tra i premiati: dott. Enrico Molinari in rappresentanza del Senato italiano, il vicepresidente di Confassociazioni Iternational che ha ritirato il premio per conto del presidente Salvo Iavarone, la dott.ssa Yang Ling a capo della delegazione governativa cinese, la nota cantante e attrice Elena Presti, la dott.ssa Lorena Maria Franchi in rappresentanza del Principato di Monaco, la Presidente dell’Opera umanitaria ASA Italia Milena Polidoro e l’artista Josep Maria Alarcòn in rappresentanza della Spagna.Presenti anche le rappresentanze del Capo di Stato Maggiore in Milano e diversi imprendito.

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«Premio internazionale alla Cultura Italia-Espagna»

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Palazzo del Senato

Il pittore Josep Maria Alarcón rende omaggio a due artisti che sin dall’infanzia sono stati fondamentali nella sua formazione, Leonardo da Vinci e Pablo Picasso realizzando per ricordare il primo il solido geometrico dell’icosaedro, la cui scoperta risale a studiosi dell’antica Grecia, ma che con il De divina proportione di Luca Pacioli, edito nel 1509, in cui appaiono pubblicate tavole leonardesche, si arriva all’esatta costruzione geometrica. A un icosaedro sospeso nello spazio costrito in ferro rosso, colore primario presente in molte composizioni dell’artista, Alarcón appende fluttuanti e vibranti nell’aria settantacinque libri dedicati a Picasso su cui interviene con il vigore della sua matericità pittorica utilizzando gli stessi come supporto strutturale delle sue opere. La pittura appare stesa o a larghe campiture momocromatiche, in cui si evidenziano tensioni curvilinee, o con pennellate che lasciano in evidenza il supporto sottostante, una pagina, un libro. Un’istallazione in dialogo aperto con l’universo, con figure che appartegono all’immaginario collettivivo perchè ampiamente storicizzate, in cui l’osservatore è condotto a ripercorrere e riappropriarsi di parte del suo vissuto inserendolo nel presente che è parte del tutto. E questo processo interiore è riproposto costantemente da Alarcòn nelle sue opere, si pensi ai mascheroni che affiorano stupefatti e increduli, alle figure arcaiche, a lettere cripitche che appaiono nella materia corposa di Ego sum lux mundi del 2011. E molto si potrebbe aggiungere sull’ampia produzione dell’artista che alchemicamente per veicolare il suo messaggio passa con estrema disinvultura da mezzi espressivi diversi, quali, per fare alcuni esempi il legno, il ferro, la tela, la carta, con il rimando sempre in questo caso alle pagine dei libri, pagine in cui interviene mutandone il carattare e creando da esse un dipinto, unico. Lontano da echi neo dadaisti, piuttosto con un rimando ai collage di picassiana memoria o ad alcune esperienze figurative di Antoni Tàpies, Alarcón è da ritersi un pittore che abbia raggiunto una tale autonomia creativa per il quale i rinvii appaiono ampiamente superati.

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